La coscienza secondo Buddha

Supponete che un mago realizzi un'illusione magica all'angolo di una strada. Un uomo dotato di buona vista la ispezionerebbe e gli apparirebbe vuota, fittizia e inconsistente. Infatti, quale sostanza potrebbe mai esservi in una illusione magica? 
Allo stesso modo, qualunque tipo di coscienza, del passato, del presente o del futuro, interna o esterna, grossolana o sottile, inferiore o superiore, vicina o lontana, può essere investigata, valutata e analizzata scrupolosamente e apparirebbe vuota, fittizia e inconsistente. Infatti, quale sostanza potrebbe mai esservi nella coscienza?
Rendendosi conto di ciò, il discepolo diventa dis−incantato nei confronti della forma, dis−incantato nei confronti delle sensazioni, dis−incantato nei confronti della percezione, dis−incatntato nei confronti delle espressioni della volontà, dis−incantato nei confronti della coscienza. Essendo dis−incantato, diviene anche spassionato. Perdendo ogni passione la sua mente è liberata. Quando è liberata arriva la consapevolezza che ″è liberata″ e che ″distrutta la nascita, la vita spirituale può essere vissuta; ciò che doveva essere fatto è stato fatto e non vi è più la possibilità di ritornare ad alcuno stato dell'essere.″

Samyutta Nikaya, 22:95; III 140-42, in In the Buddha's Words − An Anthology of Discourses from the Pali Canon; Edited and introduced by Bhikkhu Bodhi, trad. E.V.


La coscienza è come un'illusione magica (maya) nel senso che è inconsistente (non sostanziale) e non può essere afferrata. E' ancora più transitoria e fugace di un'illusione magica. Infatti, essa da l'impressione che una persona venga e vada, si alzi e si sieda, attraverso la stessa mente, ma la mente è diversa in ognuna di queste attività. La coscienza inganna dunque le persone come una magica illusione.

Tratto da Saratthappakasini (il commentario alla Samyutta Nikaya)




1 commento:

  1. Con questa semplice ma efficace metafora Buddha ci ricorda come anche la coscienza individuale sia, in fondo, una illusione tanto quanto l'esistenza del soggetto cui essa appartiene, se considerato come entità separata e a se stante.
    Come già ricordato, anche la cosiddetta "coscienza di unità", dunque, altro non è che la presunta esperienza fatta da un soggetto idealmente distinto dall'Uno. Insomma, nelle parole del Buddha "l'illusione di un'illusione".

    P.S. Importante citare le fonti delle parole del Buddha, vi sono troppe frasi a lui attribuite che non si sa da dove vengono!

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