La vacuità dello Zen

Poiché la verità ultima della religione secondo lo Zen è interamente oltre la dualità, lo Zen preferisce esprimerla attraverso una negazione. Quando l'imperatore Wu della dinastia Liang chiese a Bodhidharma: "Qual è il principio fondamentale della sacra verità?", il Primo Patriarca gli rispose: "La vacuità, non la santità".
Nella sua “Song of Enlightenment” Yung-chia ha detto: "Nella chiara visione non c'è alcuna cosa, non c'è né l'uomo né il Buddha".


Abe Masao (insegnante buddhista giapponese) da God, Emptiness, and the True Self, trad. E.V.

3 commenti:

  1. Lo Zen con la sua definizione di vacuità, opta per la negazione quale via per ricondurre all'unitarietà la illusoria dimensione dualistica. In sintonia con il "né questo né questo" del Buddhismo, si preferisce definire una dimensione della realtà nella quale non esiste alcuna distinzione né contrapposizione.

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  2. Sto cercando una decente (aderente, filologica sul testo originario) traduzione italiana della risposta che in inglese viene tradotta con "Open expanse - nothing holy" e in tedesco "Offene weite - nichts von heilig".

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  3. Gentile Anonimo, l'espressione, originariamente tradotta in tedesco da Gundert in Bi yan lu: Niederschrift von der Smaragden Felswand è già di per sé la traduzione di un koan trascritto mille anni fa da un monaco buddhista cinese, per cui la ricerca della traduzione filologica sul testo originario può essere eventualmente fatta solo da un conoscitore del mandarino antico e, possibilmente, anche del buddhismo Mahayana e dello Zen. Per le finalità di questo blog valga la traduzione riportata. Cordiali saluti

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