Commento all'Atmabodha

Brahman è altro dall'universo. Non esiste alcunché che non sia Brahman. Se un qualunque oggetto diverso da Brahman sembra esistere, esso non è reale, come un miraggio. (63)

Questo testo costituisce la conclusione del Vedanta non-duale, secondo cui ciò che è reale è definito come l'entità che non cambia in funzione del tempo o è limitata dallo spazio o condizionata dalla legge di causalità. L'individuo che ha raggiunto la conoscenza ultima vede in ogni cosa solo Brahman. Ciò che appare all'individuo ignorante come l'universo materiale, è per l'illuminato l'indivisibile e non-duale Brahman. E' l'ignoranza che fa vedere la molteplicità al posto di Brahman, ma tale molteplicità, essendo illusoria, non ha alcun effetto su Brahman. Il Vedanta non-duale non nega dunque la realtà dell'universo, poiché esso, come Brahman, non può essere negato. Ciò cui punta il Vedanta è il superamento dell'illusione che genera l'universo della forma e del nome facendolo apparire come qualcosa di diverso da Brahman.


Tutto ciò che è visto o sentito non può essere altro che Brahman, e quando si riconosce tale verità si vede l'universo come il Brahman non-duale, Esistenza-Conoscenza-Beatitudine-Assoluto. (64)

Con il raggiungimento della Verità Ultima l'individuo vede solo Brahman in ogni cosa. Dal punto di vista di Brahman, perfino l'ignoranza e i suoi prodotti, i nomi e le forme, sono soltanto Brahman stesso. Ciò che nello stato di ignoranza appare come qualcosa di diverso da Brahman, è infine riconosciuto come Brahman stesso quando lo stato della Conoscenza Ultima [illuminazione] è raggiunto.



Sankaracharya's Atmabodha tradotto e commentato da Swami Nikhilananda (1947) trad. E.V.