La forma non interessa più

Riprendendo un precedente post sul quale mi sono stati chiesti chiarimenti, ribadisco che ai fini di una corretta interpretazione della visione unitaria, deve essere considerato reale tutto ciò che esiste, ma non tanto sulla base della sua forma, bensì in quanto parte del processo della manifestazione dell'ente unico assoluto (Uno, Sé, Brahman, Dio, ecc.). Dunque, anche l'illusione onirica chiamata Maya, pur considerata come una "proiezione della mente" (si veda la metafora della corda scambiata per serpente), e che è comunque alla base della nostra esperienza della vita, è di fatto parte del processo della manifestazione, e, pertanto, possiamo affermare che esiste ed è reale.


Questa impostazione si discosta un po' da quella classica dei Veda, per cui è reale solo ciò che è permanente, mentre ciò che cambia non è reale. Senza aprire una "guerra delle definizioni", non si può tuttavia non notare che tale definizione classica ha l'effetto di escludere qualcosa dalla dimensione della realtà. Ora, o quel qualcosa non esiste, e allora non c'è niente di cui parlare, o, se esiste, anche solo nella forma della illusione, non può che avere la stessa natura di ogni altra cosa, ovvero, per continuare il riferimento ai Veda, di Brahman.
Per agevolare il neofita nel percorrere questa sottile linea di ragionamento, il consiglio è duplice: innanzi tutto, ad un primo livello di interpretazione, specificare, a fronte di qualcosa che si voglia considerare come "non esistente", che essa "non esiste come qualcosa di separato, a se stante", ma che "esiste comunque all'interno della manifestazione dell'Uno assoluto (Sé, Brahman, Dio, ecc.)".
Ad un livello ulteriore, considerando il carattere unitario del processo della manifestazione (nel quale non ha senso distinguere fra soggetto e oggetto) si abbracci l'affermazione sopra riportata che "se c'è qualcosa di cui possiamo parlare, ciò esiste, è reale, ed è parte della manifestazione di Brahman, di cui ha la stessa natura". Anche se si manifesta solo come idea, o pensiero, o illusione, ma a questo punto a noi la forma interessa relativamente. Anzi, non interessa più.