Nosce te ipsum

Prendo spunto da una frase di Sri Poonja relativa al processo di auto-conoscenza dell'individuo: "Il sé sarà sempre un mistero perché non ci potrà mai essere qualcosa di diverso da esso per comprenderlo, analizzarlo e capirlo". 
In merito, valgano due considerazioni: la prima è che l'ente unico assoluto ha perfetta e innaturata coscienza di sé. In secondo luogo, possiamo descrivere un ulteriore e distinto processo di auto-riconoscimento che avviene nella forma di un'estemporanea relativizzazione del punto di esperienza, attraverso quello che indichiamo (arbitrariamente) come il sé individuale. 
Il problema è analogo a quello posto relativamente alla possibilità per l'intelletto di attingere e descrivere l'infinito. Finché si concepisce l'intelletto (o il sé individuale) come qualcosa di finito e a sé stante, ci si scontrerà con i limiti propri di un soggetto conoscitore separato.
Se, invece, consideriamo che qualunque processo avviene nell'ambito della manifestazione del tutto unitario, si tratta in ultimo solo di una delle sue infinite forme.