Come se l'uno fosse due

Siamo tutti figli della convinzione di separazione. E' su questo presupposto che costruiamo la nostra identità e affrontiamo la vita. Ogni percezione è per noi la ″nostra″ percezione ed ogni esperienza è la ″nostra″ esperienza. Il loro insieme è la ″nostra″ vita. Ognuno ha la sua. La si ″riceve in dono″ e un giorno, prima o poi, la si ″lascia″. Ma chi è questo soggetto che transita attraverso l'esistenza come una cometa che attraversa il cielo, lasciando dietro di sé una coda variamente lunga e luminosa? 
Poiché è difficile per noi identificarlo in qualcosa di estemporaneo come il corpo, qualcosa che nasce e muore, si struttura e si decompone, abbiamo pensato che debba esistere qualcosa di ulteriore, meno condizionato dai cicli dell'esistenza.
Lo abbiamo chiamato spirito, anima, coscienza, sé, ecc... .
Cos'altro avremmo potuto fare? Ammettere le nostra assoluta dissoluzione nel nulla eterno? D'altronde, se da qualche parte proveniamo (e il fatto che siamo qui lo conferma), da qualche parte dovremo pur finire! 
Tutte queste considerazioni nascono proprio dalla difficoltà di riconciliare la forma con l'essenza delle cose (e di noi stessi) e se pensiamo che il corpo sia realmente solo ″un corpo″, ci troviamo ad affrontare tutte le questioni sopra esposte. Ma se proviamo a considerare che questo nostro corpo è solo una delle infinite modalità attraverso le quali si manifesta l'ente unico assoluto, se riconosciamo che non vi sono tanti soggetti diversi quante sono le forme di tale manifestazione, e che le realtà è un unico processo senza soluzione di continuità, allora la narrazione dell'esistenza è contenuta e raccolta in un unico libro, con un unico titolo. E' la storia di un unico soggetto e della ″sua″ vita. Di come si è manifestato in infiniti modi, alcuni dei quali gli hanno persino permesso di fare l'esperienza di se stesso come se fosse qualcuno di diverso, di altro, di separato. Come se l'uno fosse due.