La vita è un sogno

La vita non è altro che il modo in cui la coscienza si manifesta attraverso infinite forme fisiche, scambiate (erroneamente) per vite individuali.
Maharaj spiega che questa nuova percezione fondamentale ha come conseguenza la consapevoleza che la vita è soltanto un sogno−vivente (living-dream). 
Su queste basi, dovrebbe dunque essere chiaro che qualunque cosa uno vede, ascolta, gusta, odora o tocca è percepita a livello sensoriale e tale percezione è in realtà semplicemente una forma di cognizione nella coscienza stessa. L'entità i cui sensi hanno avuto la percezione, è anch'essa soltanto un'apparizione nella coscienza di qualcun ″altro″ che la percepisce come un oggetto!
Dunque, gli oggetti percepiti erroneamente come entità nella coscienza di ciascuno non sono entità autonome. Ciò che accade realmente è che non vi è il soggetto che percepisce, ma solo il percepire* oggetti concettuali che si muovono in uno spazio concettuale in una dimensione temporale concettuale. Proprio come accade nei nostri sogni. ...

Nel sogno−vivente, colui che è sveglio (colui che realizza che nulla di percepibile da parte dei sensi, inclusa l'entità che uno crede di essere, può mai essere qualcos'altro al di fuori di una mera apparizione nella coscienza) non ha più la preoccupazione delle altre figure che gli appaiono nel sogno−vivente.
Il risvegliato realizza così di essere l'Assoluta Soggettività incondizionata, sulla quale la vibrazione della coscienza ha dato inizio, spontaneamente, a questo sogno−vivente, senza causa né ragione, e semplicemente ″vive″ il sogno, sino a che, alla fine del periodo designato, la coscienza, ancora una volta spontaneamente, si fonde nell'Assoluta Soggettività.



Rmesh S. Balsekar, da Pointers from Nisargadatta Maharaj, Chetana, Bombay, 1982. Trad. E.V. 

Edizione italiana: Nessuno nasce, nessuno muore − Insegnamenti di Nisargadatta Maharaj, Ed. Il Punto d'Incontro, 1992.

2 commenti:

  1. Non solo, dunque, ogni esperienza (anche sensoriale) è un'esperienza della coscienza dell'ente unico assoluto (Assoluta Soggettività), ma anche il soggetto che apparentemente fa l'esperienza (entità individuata sulla base di un reciproco gioco di riconoscimento, come un'immagine riflessa fra due specchi) appartiene alla coscienza come il personaggio di un sogno apparitene al sognatore.
    In tale prospettiva è bene ribadire che anche l'esperienza del "risveglio" di quella che erroneamente indichiamo come un'entità a se stante, altro non è che una "semplice forma di cognizione della coscienza". Una delle infinite possibili.

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  2. Importante l'uso del verbo all'infinito − il percepire − e non del sostantivo − la percezione − che facilmente acquisirebbe nella mente del lettore lo status di soggetto da collegare ad un oggetto.

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