I saggi hanno potuto osservare l'identità fra la sovraimposizione e il suo substrato, come avviene nel caso in cui un individuo scambia una fune per un serpente*. La dualità esiste solo come illusione.
* E' questo il classico esempio del Vedanta che spiega l'inganno della percezione, ovvero scambiare una fune arrotolata che giace al suolo per un serpente.
Il Vedanta definisce tre livelli della realtà: il reale, l'irreale e il non-reale.
Il reale è costituito da ciò che esiste nelle tre dimensioni del tempo: il passato, il presente ed il futuro. E' chiamato sat o, semplicemente, l'esistente e non può essere negato. Un esempio di qualcosa di reale è il se, il nostro stato naturale.
In contrasto con il reale c'è l'irreale, ciò che non può essere osservato in alcuno dei periodi temporali. E' chiamato asat o non-esistente. Un tipico esempio di qualcosa di non-esistente è un cerchio quadrato.
C'è poi un terzo stato intermedio fra il reale e l'irreale, chiamato il non-reale, ovvero qualcosa che è possibile osservare talvolta ma non sempre. Non è assolutamente reale come il se, né assolutamente irreale come un cerchio quadrato. E' in questo spazio intermedio che prende forma la percezione nel buio della corda come serpente, con tutte le sue conseguenze sul soggetto. Alla luce, tuttavia, la corda è riconosciuta e la paura del serpente scompare. dunque, il serpente proiettato sulla corda è esistito nel buio e ha cessato di esistere nella luce. Tali due esperienze sono state rese possibili dalla avarna-sakti (la capacità di nascondere ciò che è reale a causa del buio) e la vikshepa sakti (la capacità della mente di proiettare il serpente sulla corda).
La proiezione del serpente, tuttavia, non sarebbe possibile senza la presenza della corda come suo substrato o base. Per questo motivo il serpente non è né reale né irreale. Nell'Advaita è detto mithya. Attenzione a definirlo come un'illusione, poiché per la persona che lo ha intravisto nel buio esso è altamente reale, mentre non lo è per un'altra persona che ha visto la fune nella luce.
Il serpente è dunque aropita, sovraimposto alla fune, che è adishthana, il substrato.
Allo stesso modo, secondo il Vedanta, il mondo percepibile che ci appare così reale è sovraimposto al Brahman, la realtà ultima, e persiste fino a quando sorge la luce della consapevolezza della verità.