L'inscindibile collegamento fra tutto ciò che accade

Il professor Christopher W. Gowans nel suo Philosophy of the Buddha (2003) afferma che la visione per cui la realtà è un unico processo di manifestazione senza soluzione di continuità, non offre quel tipo di unitarietà necessaria a rendere coerente la moltitudine di esperienze che facciamo come individui separati gli uni dagli altri. Questa critica conferma indirettamente come l'approccio deduttivo di tipo ″bottom−up″, con il quale si cerca di riportare all'unità l'infinita molteplicità di fenomeni di cui è costituita la realtà, risulta una strada ardua da percorrere per il comune intelletto. 


La difficoltà deriva proprio dalla premessa dell'esistenza di qualcosa di separato da ricondurre all'unità, una premessa auto−confermante, che non permette quell'elevazione necessaria a cambiare l'esito dell'osservazione.
Solo un approccio induttivo che pone come base proprio il principio generale della non-dualità, e lo riconosce ad ogni successivo livello di analisi, costituisce la via più facilmente percorribile per il ricercatore della verità.
In sintesi: se stabiliamo che vi sono molteplici soggetti separati i quali vivono ciascuno una grande varietà di esperienze, risulta sicuramente difficile riunire il tutto ″sotto un unico cappello″. Ma se accettiamo che esiste solo il Sé universale che si manifesta attraverso infiniti processi, di cui quella che noi chiamiamo ″la nostra vita″ è solo uno dei tanti, allora sarà più agevole concepire dapprima, e successivamente cogliere, quell'inscindibile collegamento che vi è fra tutto ciò che esiste e accade, compreso ciò che si esprime attraverso ognuno di noi.