Gli effetti dell'attaccamento e dell'avversione

Un famoso detto attribuito a Buddha afferma: ″Il piacere genera attaccamento, il dolore genera avversione, l'attaccamento e l'avversione rendono l'essere umano schiavo″. Sicuramente lo rendono schiavo dell'identificazione con il corpo e con i sensi, ma anche, in un senso più ampio, lo rendono schiavo della sua visione di separazione e dunque di dualità. Infatti, da un lato l'avversione è un modo per creare distanza o separazione (nel tentativo di evitare la sofferenza), dall'altro l'attaccamento implica invece il tentativo di evitare la separazione. In entrambi i casi vi è la presunzione che la separazione sia qualcosa di reale e pertanto gestibile e non ci si riconosce indistintamente in tutto ciò che esiste, identificandosi piuttosto in una singola, specifica entità fra le infinite esistenti che interagiscono fra di loro. Ecco perché, secondo questa impostazione, la ″liberazione″ dalla schiavitù dell'illusione della separazione può avvenire solo se si supera ogni avversione ed ogni attaccamento. Di qualunque tipo.