Non solo tutti i beni sono tali in virtù di un medesimo bene, e tutte le cose grandi sono tali in virtù di una medesima grandezza, ma tutto ciò che è, esiste in virtù di un unico ente. Infatti, tutto ciò che è, o esiste in virtù di qualche cosa o in virtù di nulla. Ma nulla esiste in virtù di nulla. Non si può infatti neppur pensare che qualche cosa esista se non in virtù di una realtà. Dunque tutto ciò che è, esiste in virtù di qualche cosa.
Ora, se è così, l'ente in virtù del quale esiste tutto ciò che esiste, o è unico o è molteplice. Se è molteplice, o i molti si riferiscono a un unico ente in virtù del quale esistono, o fanno ognuno per se o esistono uno in virtù dell'altro. Ma, se i molti esistono in virtù di un unico ente, allora non è più vero che tutte le cose esistono in virtù di molti, ma piuttosto esistono in virtù di quell'unico, per cui sono i molti.
Se poi i molti esistono ognuno per sé, vi è allora una forza o natura di esistere per sé, che essi debbono avere per potere essere per sé; ora non vi è dubbio che esistano in virtù di quell'uno, da cui hanno di esistere per sé. Tutte le cose, dunque, esistono in modo più vero per quell'uno che non per quei molti che non potrebbero essere senza quell'uno.
Che poi i molti siano uno in virtù dell'altro non è ammissibile per nessuna ragione, poiché è irragionevole pensare che una cosa sia in virtù di ciò a cui dà l'essere. Infatti, neppure le cose relative sono l'una per l'altra in questo modo. Padrone e servo, infatti, sono l'uno relativo a1l'altro, ma gli uomini che sono in questa relazione non sono uomini l'uno in virtù dell'altro, e le stesse relazioni di padronanza e di servitù non sono affatto l'una in forza dell'altra, perché esistono in quanto esistono i soggetti che sono in relazione fra loro.
Poiché, dunque, la verità esclude che vi siano più enti in virtù dei quali esistano tutte le cose, è necessario che sia uno solo quell'ente in forza del quale esistono tutte le cose che sono.
E siccome tutte le cose esistono in forza dello stesso unico ente, certamente quest'uno è per se stesso. Dunque tutte le altre cose esistono in virtù di altro, e quello solo è per se stesso. Ma tutto ciò che esiste in virtù di altro è inferiore a quello per cui esistono tutte le altre cose e che, solo, esiste per sé. Perciò quello che esiste per sé è il più grande di tutti. Vi è dunque qualche cosa che, sola, è il massimo e il sommo ente. Ma ciò che è massimo, e in virtù del quale esiste tutto ciò che è buono e grande e, in genere, tutto ciò che ha una realtà, deve essere sommamente buono e sommamente grande e al di sopra di tutto ciò che esiste. Perciò vi è un ente che, si dica essenza o sostanza o natura, è ottimo e massimo e al di sopra di tutto ciò che esiste.
Che poi i molti siano uno in virtù dell'altro non è ammissibile per nessuna ragione, poiché è irragionevole pensare che una cosa sia in virtù di ciò a cui dà l'essere. Infatti, neppure le cose relative sono l'una per l'altra in questo modo. Padrone e servo, infatti, sono l'uno relativo a1l'altro, ma gli uomini che sono in questa relazione non sono uomini l'uno in virtù dell'altro, e le stesse relazioni di padronanza e di servitù non sono affatto l'una in forza dell'altra, perché esistono in quanto esistono i soggetti che sono in relazione fra loro.
Poiché, dunque, la verità esclude che vi siano più enti in virtù dei quali esistano tutte le cose, è necessario che sia uno solo quell'ente in forza del quale esistono tutte le cose che sono.
E siccome tutte le cose esistono in forza dello stesso unico ente, certamente quest'uno è per se stesso. Dunque tutte le altre cose esistono in virtù di altro, e quello solo è per se stesso. Ma tutto ciò che esiste in virtù di altro è inferiore a quello per cui esistono tutte le altre cose e che, solo, esiste per sé. Perciò quello che esiste per sé è il più grande di tutti. Vi è dunque qualche cosa che, sola, è il massimo e il sommo ente. Ma ciò che è massimo, e in virtù del quale esiste tutto ciò che è buono e grande e, in genere, tutto ciò che ha una realtà, deve essere sommamente buono e sommamente grande e al di sopra di tutto ciò che esiste. Perciò vi è un ente che, si dica essenza o sostanza o natura, è ottimo e massimo e al di sopra di tutto ciò che esiste.
Anselmo d'Aosta (teologo e filosofo XI sec.) nel Monologion III (1076)