Come la sabbia del mandala

I mandala di sabbia dei monaci tibetani simboleggiano l'impermanenza della forma dell'esistenza. Dopo la loro distruzione la sabbia di cui sono fatti, comunque, rimane e avrà un'altra destinazione. 
E' importante ricordare infatti che la ″sostanza″ che costituisce la natura della realtà non scompare MAI, coerentemente con il fondamentale principio della fisica per cui nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Quindi, anche il concetto di ″scomparire″ va interpretato nel senso del mutamento all'interno di un fluire continuo e ininterrotto della manifestazione del Tutto.



1 commento:

  1. Il nostro condizionamento percettivo ci ha abituati ad assegnare un nome diverso (il mandala) a ciascuna forma diversa di una qualche sostanza (la sabbia), tanto da considerare questa bella composizione realizzata dai monaci buddhisti un soggetto distinto e separato da quello che potrebbe essere, ad esempio, un castello fatto da un bambino con la stessa sabbia. Posti vicini, diremmo infatti che sono due cose distinte e diverse. Viene dunque spontaneo considerare l'impermanenza della forma come impermanenza del soggetto stesso e della sostanza di cui è fatto e quando la sabbia del mandala è spazzata via al termine della composizione, diciamo che il mandala scompare. Ma il mandala non esiste di per se. E' solo l'estemporanea forma assunta dalla sabbia nell'ambito di un processo attraverso il quale si manifesta l'esistenza. Anche il monaco è parte di tale processo e se applichiamo anche a lui le stesse considerazioni del mandala e della sabbia ci rendiamo conto del venire meno di tutti quelli che noi identifichiamo come soggetti, ad ogni livello. Resta solo un unico, inscindibile, continuo ed eterno processo di manifestazione.

    RispondiElimina