Gli infiniti punti di osservazione

Quando affermiamo l'esistenza di Dio, affermiamo anche tutte le sue possibili descrizioni, ma possiamo anche immaginare che una descrizione sia stata presa da uno specifico punto di osservazione, ed è naturale per una mente imperfetta come la nostra, classificare tali descrizioni, differenti dal punto di vista qualitativo, secondo l'ordine e la posizione dei punti di osservazione, pur se qualitativamente identici, dai quali la descrizione è stata fatta.

In realtà, i punti di osservazione non esistono [di per sé] poiché esistono solo le descrizioni, ciascuna rappresentante a modo suo l'intera realtà, cioè Dio. 



Henri Bergson (filosofo francese) in L'Évolution créatrice (1907) trad. E.V.

1 commento:

  1. Come non collegare questa analisi del pensiero di Leibniz fatta da Bergson con quanto espresso nel post Maya:illusione o realtà, a proposito della necessità per la mente umana di utilizzare grandezze misurabili (quali la distanza e il tempo) per definire la dimensione dell'esistenza e, in ultimo, per generare la propria esperienza della realtà?

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