Poiché esiste, può essere conosciuto

Alcuni testi sostengono l'idea che il Nirvana equivalga a un assoluto metafisico: una realtà che rende possibile l'esperienza senziente, ma che non può essere di per sé parte dell'esperienza. Famosa a questo riguardo è una delle "ispirate espressioni" (udana) del Buddha riguardanti il ​​Nirvana, che può essere letta come implicante l'idealismo trascendentale: "C'è, monaci, un non-nato, un non-divenuto, un non-costruito, un non-condizionato (asaπkhata), senza il quale il risultante nato, diventato, costruito, condizionato non può essere conosciuto. Ma poiché esiste, il risultante nato, divenuto, costruito e condizionato, può essere conosciuto.". (Ud 80-1)
Il Nirvana è davvero l'obiettivo religioso supremo e la liberazione definitiva da ogni insoddisfazione e impermanenza, ma come tutti gli altri fenomeni è anatta, non sé, e non può essere lo stato liberato di alcun sé. Né può essere propriamente descritto, poiché è atakkavacara, inaccessibile al pensiero discorsivo, e poiché sfugge alla categorizzazione ordinata, può essere solo descritto per mezzo della negazione: non è né temporale, né spaziale, né mente, né materia. 


Noa Ronkin, Early Buddhist Metaphysics, The making of a philosophical tradition (2005), trad. E.V.