L'esperienza di unità di Jean Klein

Stavo guardando uccelli in volo senza alcun pensiero o interpretazione, quando sono diventato completamente preso da loro e sentivo che tutto stava accadendo in me stesso. In quel momento mi sono riconosciuto coscientemente. Il mattino dopo ho capito, nell'affrontare la molteplicità della vita quotidiana, che la comprensione dell'esistenza era stata stabilita. L'immagine di sé si era completamente dissolta e, liberati dal conflitto e dall'interferenza di quell'immagine, tutti gli avvenimenti appartenevano ora alla consapevolezza, alla totalità. La vita scorreva senza le correnti trasversali dell'ego. La memoria psicologica, il piacere e l'antipatia, l'attrazione e la repulsione erano svaniti. La presenza costante, che noi chiamiamo il Sé, era libera dalla ripetizione, dalla memoria, dal giudizio, dal confronto e dalla valutazione. Il centro del mio essere era stato espulso spontaneamente dal tempo e dallo spazio in una calma senza tempo. In questo non-stato dell'essere, la separazione tra "tu" e "me" svanì completamente. Niente è apparso all'esterno. Tutte le cose appartenevano a me, ma io non ero più in loro. C'era solo unicità. Mi riconoscevo nel presente, non come un concetto ma come un essere senza localizzazione nel tempo e nello spazio. In questo non-stato c'era libertà, gioia piena e senza riferimenti oggettivi. C'era pura gratitudine senza un oggetto specifico. Non era una sensazione affettiva, ma una libertà da ogni affettività, una freddezza vicino al calore. Il mio Maestro mi aveva dato una comprensione di questo stato, ma ora era diventato una verità luminosa e integrata.


Jean Klein in The ease of being (1984) trad. E.V.