Non "chi" ma "cosa" è?

Se chiedi "chi sono io?" o "chi sei tu?" la domanda è formulata non per ottenere una risposta, ma per eludere la questione. Non c'è nessuno dentro [di te o di me]; infatti, non c'è affatto un dentro e nel momento in cui viene meno il dentro cessa di esistere anche il fuori. Il momento in cui tu smetti di essere qualcosa di interiore, viene meno anche l'esteriorità. Allora, l'intero mondo diviene un unico intero. L'esistenza diviene un unico intero, non divisa nella dicotomia dell'io e del tu. Per questo motivo la domanda "chi sei tu?" per me non ha senso. Piuttosto, "cosa è?" è l'unica domanda rilevante. Non "chi" ma "cosa", perché il cosa può essere il tutto. E ci si può interrogare sulla totalità, su tutto ciò che esiste.
Dunque, la domanda "cosa è?" è fondamentale e non vi è dicotomia in essa, essa non crea divisione. La domanda "chi?" invece divide fino dal primo momento, accetta la dualità, la molteplicità, la dualità degli esseri. C'è solo l'essere, non gli esseri. Con ciò intendo dire che c'è solo l'esistere. 


Osho, da I am the gate (1976) trad. E.V.